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DISCORSO PROEMIALE.
I. L’unità nelle varie attitudini e manifestazioni dell’ingegno del L., e il precipuo valore dell’opera sua in quanto opera d’arte. — II. Lo studio degli autografi, non solo utile a conoscere il metodo del L. nel comporre, ma indispensabile alla fissazione del testo in un’ediz. critica. — III. Esame e critica dell’ediz. ranieriana. — IV. Tentativi parziali di edizz. critiche dei Canti. — V. La conoscenza delle carte napolit. e l’ediz. postuma del Mestica. — VI. Criterii e modi onde è stata condotta la presente edizione: — Le edizioni dei Canti fatte in vita dell’A. e la preparata ediz. parigina. — VII. Gli autografi e il loro esame progressivo: - Le prime dieci Canzoni e gl’Idilli. — VIII. Le Annotazioni. — IX. I Frammenti. — X. L’intermezzo: l’Epistola al Pepoli. — XI. Il secondo periodo della lirica leopardiana: Il risorgimento e A Silvia. — XII. Gli ultimi canti recanatesi. — XIII. Gli autografi mancanti. - Il Consalvo. — XIV. I mss. de Il tramonto e de La ginestra. — XV. Le «varianti». Tentativi di raccoglierle fatti precedentemente. — XVI. Deduzioni ricavabili dalle varianti considerate nel loro complesso. - Le «note» e «postille» inedite degli autografi. — XVII. Rilievi di grafia e interpunzione. — XVIII. Errori e sviste da correggersi. - Conclusione.
I.
Quando il Leopardi, anelando fin da giovinetto con pungente brama alla gloria delle lettere, sperava di poterla conseguire a mezzo di quegli studi eruditi che da solo andava facendo nella biblioteca paterna e continuò per sette anni di fatiche «matte e disperate», non poteva certo immaginare che la gloria agognata gli sarebbe stata concessa, sì, ma per altra via. E quando, nel 1819, egli fu certo di essersi per sempre rovinata la salute, e per amor della gloria d’essersi condannato all’infelicità della vita, e in conseguenza di ciò si fu dato in piena balìa del pensiero, neanche poteva immaginare che da que-