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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Canti (Leopardi - Donati).djvu{{padleft:201|3|0]]:St. III, v. 14.      E di nervi e di polpe

(v. 44)           scemo il valor natio.

L’aggettivo «scemo», negli esempi che la Crusca ne riferisce, è detto assolutamente, e non regge caso. Dunque segnerai nel margine del tuo Vocabolario questi altri quattro esempi: l’uno ch’è dell’Ariosto[1] e dice cosí: «Festi, barbar crudel, del capo scemo Il piú ardito garzon che di sua etade», con quello che segue. L’altro del Casa[2]: «E ’mpoverita e scema Del suo pregio sovran la terra lassa». Il terzo dello Speroni nel Dialogo delle Lingue[3]: «La quale, scema di vigor naturale, non avendo virtù di fare del cibo sangue onde viva il suo corpo, quello in flemma converte». L’ultimo dello stesso, nell’Orazione contro le cortigiane[4]: «Che scema essendo di questa parte, sarebbe tronca e imperfetta».


CANZONE QUINTA


A UN VINCITORE NEL PALLONE.

pag. 25.


St. IV, v. 4.      ... e pochi soli
(v. 43)      andranno forse[5].

Cioè pochi anni. «Sole» detto poeticamente per «anno» vedilo nel Vocabolario. E si dice tanto bene quanto chi dice «luna» in cambio di «mese».


St. V, v. 5.      Nostra colpa e fatal.
(v. 57)

Cioè colpa nostra e del fato. Oggi s’usa comunemente in Italia di scrivere e dir «fatale» per «dannoso» o «funesto» alla maniera francese; e quelli che s’intendono della buona favella non

  1. Furioso, canto xxxvi, stanza 9.
  2. Sonetto 36.
  3. Dialoghi dello Speroni, Venezia, 1596, p. 102.
  4. Parte ii. Orazioni dello Speroni, Venezia, 1596, p. 201.
  5. Nelle edizioni posteriori:
    ... e pochi soli
    forse fien volti [Ed.].
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