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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Canti (Leopardi - Donati).djvu{{padleft:209|3|0]]simo, verbigrazia, «ferreo secolo». Il passo è riferito nel Vocabolario della Crusca alla voce «bandella», e parte ancora alla voce «arpione», e spetta all’antico volgarizzamento manoscritto dell’Eneide, nella quale corrisponde alquanto sotto il mezzo del secondo libro[1]: «Ma Pirro risplendiente in arme, tolta una mannaia a due mani, taglia le dure porte, e li ferrati arpioni delle bandelle». Da tutte le sopraddette cose conchiuderemo, a parer mio, che la voce «ferrato» posta per «ferreo», non tanto che si debba riprendere, ma nella poesia specialmente, s'ha da tenere per una dell’eleganze della nostra lingua.


St. IV, v. 13.      Quando le infauste luci
(v. 58)           virile alma ricusa[2].

«Luci» per «giorni» sta nella Crusca veronese con un testo del Caro, al quale aggiungendo il seguente, ch’è d’uomo fiorentino anzi fiorentinissimo, cioè del Varchi[3], non sei per fare opera perduta: «Dopo altre notti, piú lucenti e belle Luci piú vago il sol mena a le genti». Il Petrarca[4] usa il singolare di «luce» per «vita»: «I’ che temo del cor che mi si parte, E veggio presso il fin della mia luce».


St. V, v. 4.                      . . . Ma se spezzar la fronte
(v. 64 ss.)      ne’ rudi tronchi, o da montano sasso
dare al vento precipiti le membra,
lor suadesse affanno.

Il Vocabolario ammette le voci «suadevole», «suado», «suasione», «suasivo». Ma che vale? Se non porta a lettere di scatola il verbo «suadere», chi mi proscioglie dal peccato d’impuritá? Non certo i latini: di modo ch’io me ne vo dannato senz’altro; e mi terrá compagnia l’Ariosto, che nel terzo del Furioso[5] disse di Bradamante: «Quivi l’audace giovine rimase Tutta la notte, e gran

  1. V. 479.
  2. Nelle edizioni posteriori:
    Quando gl’infausti giorni
    virile alma ricusa [Ed.].
  3. Boezio, lib. iii, rim. i.
  4. Sonetto: «Quand’io son tutto vólto in quella parte».
  5. Stanza 64.
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