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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Canti (Leopardi - Donati).djvu{{padleft:211|3|0]]Nicandro in significazione attiva, volendo dire: — «Dunque confidasti tu in mano dell’amante la tua onestà?». — E forse il Molza ebbe la medesima intenzione de’ poeti sopraddetti usando il verbo «credere» in questo verso della Ninfa tiberina[1]: «Troppo credi e commetti al torto lido».
- St. II, v. 2. . . . «dissueto».
- (v. 21)
Questo forestiere porta una patente di passaggio, fatta e sottoscritta da «Dissuetudine», e autenticata da «insueto», «assueto», «consueto» e altri tali gentiluomini italiani, che la caverá fuori ogni volta che bisogni. Ma non si cura che gli sia fatta buona per entrare nel Vocabolario della Crusca, avendo saputo che un suo parente, col quale s’acconcerebbe a stare, non abita in detto paese. E questo parente si è un cotal «mansueto»; non quello che, secondo la Crusca, è «di benigno e piacevole animo», o «che ha mansuetudine», vale a dire è mansueto; insomma non quel «mansueto» ch’è mansueto, ma un altro che sotto figura di participio, come sarebbe quella del mio «dissueto», significa «mansuefatto» o «ammansato», anche di fresco, e si trova in casa del Tasso: «Gli umani ingegni Tu placidi ne rendi, e l’odio interno Sgombri, signor, da’ mansueti cori, Sgombri mille furori[2]». Questi che opera tanti miracoli, se giá non l’hai riconosciuto, è colui che ’l mondo chiama Amore. Per giunta voglio che sappiano i pedagoghi ch’io poteva dire «disusato» per «dissueto», colla stessissima significazione; ed era parola accettata nel Vocabolario, oltre che in questo senso riusciva elegante, e di piú si veniva a riporre nel verso come da se stessa. A ogni modo volli piuttosto quell’altra. E perché? Questo non tocca ai pedanti di saperlo. Ma in iscambio di ciò, li voglio servire d’un bello esempio della voce «dissuetudine», che lo metteranno insieme con quello che sta nel Vocabolario; come anche d’un esempio della parola «disusato» posta in quel proprio senso ch’io formo il vocabolo «dissueto»: «Mi sveglia dalla dissuetudine e dalla ignoranza di questa pratica». Il qual esempio è del Caro,