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320 | il carmelo |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Canti (Sole).pdf{{padleft:377|3|0]]
Fosti arena, o Carmelo! Una sublime135
Riverenza d’allor ti avvolse, e quando
Su le tue coste balenàr gli ardenti[1]
Manipoli di Roma, e cercar regni
Ne le auspicate viscere fumanti,
Il sol, che chiuse il trionfal tuo giorno,140
Solennemente s’addoppiò, sembiante
A l’igneo carro, ch’ei guatò, cadendo,
E venerò, quando venia da l’alto[2]
Nero abisso di nubi, e d’esse in grembo
Rotante asse di fuoco, abbandonato145
A la corsa dei venti — Un Cherubino,
Chiuso in duro adamante, erto reggea
Tempestosa quadriga, a cui sul dorso,
Come a torve comete, ivan piovendo
Fiammeggianti criniere — il Ciel diviso150
Un profondo mettea rumor di nembi:
Lava di fuoco i mari, il sol parea
Smorta favilla in quel fumante vano —
Il santo veglio, abitator del monte,
Abbarbagliato, le ginocchia e il fianco155
Dette a la terra, e tramortì: nel cuore
Latte etereo gli piovve, e un sonno il prese
Di Paradiso! L’Angelo di Dio,
Nubi e fuoco spezzando, aère e venti,
Sul Giordano fè posa: ne le braccia160