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154 Chi l’ha detto? [508-511]

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508.        Io son colui che tenni ambo le chiavi
          Del cor di Federigo....

Questi, come si sa, è Pier della Vigna che fu cancelliere e confidente di Federico II imperatore. In luogo della frase dantesca si può, in certi casi, più a proposito citare il virgiliano:

509.                  Fidus Achates.[1]

(Eneide, lib. I, v. 188 e in altri luoghi dello stesso poema).
Il testo dice precisamente: «Fidus quæ tela gerebat Achates.»

Nel caso particolare della fiducia che può concedersi a chi racconta, è bene che questi tenga presente il verso:

510.   Di più direi; ma di men dir bisogna.

usato dall’Ariosto (Orlando Furioso, c. XXVI, ott. 22) il quale nel narrare sulla fede di Turpino le prodezze di Roggero, che assale i Maganzesi traditori, soggiunge:

E se non che pur dubito che manche
Credenza al ver c’ha faccia di menzogna,
Di più direi; ma di men dir bisogna.

Do qui luogo anche all’oraziano:

511.   ....Credat Judæus Apella
Non ego: namque deos didici securum agere
                                                            [aevum;
Nec, si quid miri faciat natura, deos id
Tristes ex alto cœli demittere tecto.[2]

Si cita anche isolatamente il primo emistichio. I commentatori si sono molte volte domandato chi fosse questo Apella, e natural-


  1. 509.   Il fido Acate.
  2. 511.   Ci creda l’ebreo Apella, non io; poichè so che gli dêi menano vita tranquilla; e se la natura fa talora qualche portento, non sono gli dêi corrucciati a mandarlo dall’alta volta celeste.
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