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158 Chi l’ha detto? [522-526]

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Pure ai greci poeti dobbiamo la bella immagine:

522.                                      .... L’evento
          Su le ginocchia degli Dei s’asside.

(Omero, Iliade, trad. di Vinc. Monti, lib. XVII, v. 646-647).

Il testo greco (ivi, v. 514) veramente dice meno sentenziosamente:

Άλλ᾿ ἤτοι μὲν ταῦτα θεὼν ἐν γούνασι κεῖται.

il quale verso trovasi ripetuto testualmente anche nel libro XX dell’Iliade, v. 435; e nell’Odissea, lib. I, v. 267 (e con lieve differenza anche nel v. 400), e lib. XVI, v. 129.

Incerto è dunque il futuro, e con somma prudenza volle il Cielo tenerlo nascosto agli uomini, che troppo si angustierebbero nell’antivedere i molti mali che ad ognuno appresta la sorte:

523.   Prudens futuri temporis exitum
     Caliginosa nocte premit Deus.[1]

(Orazio, Odi, lib. III, od. 29, v. 29-30).

Scherzi della fortuna sono pure i cambiamenti repentini di condizione: che cosa c’è di più capriccioso di lei e dei suoi doni?

524.   Fortuna multis dat nimis, satis nulli.[2]

(Marziale, Epigrammi, lib. XII, epigr. 10, v. 2).

Fu per un capriccio di lei che

525.             Una volta un ciabattino
               Gran signore diventò.

come dice la canzone di Crespino nell’opera giocosa Crespino e la comare, parole di F. M. Piave, musica dei fratelli Ricci (atto I, sc. 2); che altri raggiunge

526.                  .....Un premio
     Ch’era follia sperar.


  1. 523.   Prudentemente Iddio nascose fra tenebre caliginose gli eventi del tempo futuro.
  2. 524.   La fortuna a molti dà troppo, a nessuno abbastanza.
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