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96 capitolo v.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu{{padleft:124|3|0]]grossolano, lineamenti tra il forte e il delicato, bel colore, occhi nerissimi, capelli castagni, maniere benigne, e, secondo me, graziose, lontanissime dall’affettato, molto meno lontane dalle primitive, tutte proprie delle signore di Romagna e particolarmente delle Pesaresi, diversissime, ma per una certa qualità inesprimibile, dalle nostre marchegiane.»[1]

La Cassi si trattenne due giorni e tre notti in casa Leopardi: arrivata la sera del giovedì, ne ripartì la domenica mattina 14 dicembre, per tempissimo, mentre Giacomo e gli altri fratelli erano ancora in letto.

La sera dell’arrivo Giacomo la vide e non gli dispiacque, ma non ci si fermò col pensiero. Il giorno di poi le disse freddamente due parole prima del pranzo: durante il pranzo, taciturno al suo solito, le tenne sempre gli occhi sopra, ma con un freddo e curioso diletto di mirare un volto più tosto bello, alquanto maggiore che se avesse contemplato una bella pittura. La sera del venerdì i fratelli di Giacomo giocarono a carte con la signora; egli, invidiandoli, dovè giocare a scacchi con un altro. Lasciate poi le carte, la signora volle che Giacomo le insegnasse i movimenti degli scacchi: ed egli lo fece, ma insieme con gli altri, e però con poco diletto. Aveva gran desiderio di giocare con lei sola, per ottenere quel desiderato parlare e conversare con donna avvenente: però sentì con vivo piacere che sarebbe rimasta fino alla sera dopo. E la sera dopo fu appagato il suo desiderio; giocò con lei, ma invece di provarci quella sodisfazione che si aspettava, ne uscì scontentissimo e inquieto. «La signora, dice egli, m’avea trattato benignamente, ed io per la prima volta avea fatto ridere con le mie burlette una donna di bell’aspetto, e parlatole, e ottenutone per me molte parole e sorrisi. Laonde cercando fra

  1. Diario citato
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