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le due prime canzoni 131

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu{{padleft:159|3|0]]a rischio di morire per via clie restare a Recaiuiti. Mentre aspettava il passaporto, preparò due lettere, una per Carlo, 1’ altra pel padre, con le quali dava contezza e rendeva ragione della sua fuga.

La lettera al padre è una terribile requisitoria, dopo la quale nessun giurì umano avrebbe potuto assolvere Monaldo. Egli e la moglie erano i responsabili, anzi gli autori, della infelicità del figliuolo, con la sola attenuante per Monaldo di una quasi incoscienza, per la moglie della mancanza assoluta di viscere di madre. La lettera a Monaldo meriterebbe per la sua importanza di essere riferita intera; ma chi non la conosce? E se qualcuno non la ricordasse, può rileggerla nellEpistolario.

Avuto sentore del tentativo di Giacomo, Monaldo scrisse al conte Broglio per avere nelle sue mani il passaporto; ed avutolo, lo mostrò al figlio, e lo collocò in un canterano aperto, dicendogli che poteva prenderlo a suo comodo.[1] Ciò, dato che fosse vero, pareva fatto per indispettire Giacomo, non per calmarlo; perchè s’intende che, se il passaporto era lì, a sua disposizione, nessuno gli avrebbe dato i denari per partire. Ed ora che i suoi stavano sull’avviso, come avrebbe egli potuto tentare una seconda volta di prenderli di nascosto? Ho detto, dato che fosse vero, perchè quando gli uomini come Monaldo affermano una cosa, è lecito dubitare che la verità sia precisamente il contrario.

Di fatti Giacomo, scrivendo poi al Broglio, per iscusarsi d’averlo ingannato, e ragguagliarlo de’ suoi atti e de’ suoi propositi, gli dice: «Ho desistito dal mio progetto per ora, non forzato né persuaso, ma commosso e ingannato.... Se mi opporranno la forza, io vincerò, perchè chi è risoluto di ritrovare o la morte o una vita migliore, ha la vittoria nelle sue

  1. Epistolario, vol. I, pag. 219, in nota.
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