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246 Capitolo xiii.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu{{padleft:282|3|0]]mettersi in relazione col direttore di quella Rivista, del quale e della quale gli diceva un gran bene.
Il Leopardi scrisse al Vieusseux una prima lettera il 5 gennaio 1824, alla quale il Vieusseux rispose subito ringraziandolo della collaborazione offertagli, e proponendogli, fra le altre cose, di fare per lAntologia una specie di rivista trimestrale delle novità scientifiche e letterarie dello Stato pontificio.[1] Il Leopardi replicò che era disposto a fare per lAntologia tutto ciò che poteva, ma che cotesto non poteva, perchè, diceva, chi vive a Recanati, cioè fuori del mondo, non può dare notizia di ciò che nel mondo succeda; e poiché allora stava scrivendo le Operette morali, si offrì di fare pel giornale qualche articolo di argomento filosofico. Il Vieusseux accettò, lasciando a Giacomo piena libertà, della scelta; ma, quale si fosse la ragione, egli né allora né più tardi, per quanto sollecitato, non scrisse niente. L'incarico della rivista trimestrale delle novità dello Stato pontificio fu poi assunto dal suo cugino Melchiorri.
Nel tempo che compose le Operette morali il Leopardi non ebbe agio di attendere ad altre opere. An- che nello Zibaldone scrisse poco più che un centinaio di pagine, la maggior parte brevi note di lingua e di filologia. I pensieri morali sono appena una diecina, fra i quali notevole uno (scritto il 29 giugno, festa di san Pietro, giorno natalizio dell'autore) sugli effetti che l'infelicità abituale ed anche il solo essere privo di piaceri e di cose che lusinghino l'amor proprio produce sopra lo anime più squisite, di renderle cioè a lungo andare insensibili e non curanti di tutto e di tutti. Il Leopardi rispondeva così senza saperlo all'accusa di egoismo che più tardi gli sarebbe stata fatta.
Le Operette morali furono, come sappiamo, finite di scrivere alla metà di novembre dei 1824. Un elenco,

  1. Vedi Epistolario di G. Leopardi, voi. III, pag. 288.
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