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INFERNO. — Canto I. Verso 82 a 100

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O degli altri poeti onore e lume,
  Vagliami il lungo studio, e il grande amore,
  Che m’ha fatto cercar lo tuo volume.[1]
Tu se’ lo mio maestro e il mio autore:[2]85
  Tu se’ solo colui, da cui io tolsi
  Lo bello stile, che m’ha fatto onore.
Vedi la bestia, per cui io mi volsi:
  Aiutami da lei, famoso saggio,
  Ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi.[3]90
A te convien tenere altro viaggio,
  Rispose, poi che lagrimar mi vide,
  Se vuoi campar d’esto loco selvaggio:
Che questa bestia, per la qual tu gride,
  Non lascia altrui passar per la sua via, 95
  Ma tanto lo impedisce, che l’uccide:
Ed ha natura sì malvagia e ria,
  Che mai non empie la bramosa voglia,

  1. V. 84. Non è lo studio, ma l'amore, che ha fatto cercare il volume. Correggo colla Vind. colla R. e coll’Altoviti.
  2. V. 85. La Vind. il Cod Cavriani, il Cod. 200 dell’Archiginnasio di Bologna che io segno BS hanno dottore invece di autore. Di vero Dante meglio che autorità cercò scienza e dottrina; ma non oso contrappormi con sì pochi testi a tutti gli altri, quantunque io abbia argomento anche in quelli varii visti dal Witte.
  3. V 90. Polso qui sta per cuore come a p. 504 Tav. Rit «La reina, udendo il dolce parlar di Tristano, per lo grande dolore cadde in terra tramortita, e non si sentia nè polso, nè vena». Ma diverso sarà al C. XIII.


mondo, ma ogni cosa liberamente si tenne a comune e con[1] tutta larghezza e benivolenzia; e questa etade è apellata etade d’oro, che sicome l’oro è senza ria mestione, così questa etade era senza alcuno vizio. Venne poi la seconda etade che signoreggiò Jupiter, e in questa li uomini cominciònno a lavorare le terre a sua posta e raccogliere li frutti e tenerli per loro. Vero è che avarizia non gli aveva ancora tanto assagliti ch’elli non fusseno larghi e cortesi, ma tutta volta voleano che mancasse inanzi ad altri che a loro. E questa etade è apellata d’argento, che è metallo buono e netto, ma non è così puro come l’oro. E in questo modo come si mutavano le etadi e l’avarizia si assagliva più le persone. Or poneno li savii che noi siamo in la sesta, cioè in quella di Mercurio; lo quale appare, a senso, come l’avarizia ci offende. Quando verrà la settima etade, che signoreggerà la luna, allora ognuno sarà pessimamente avaro. E questo è quello ch’elli dice.

  1. Seguo il Codice Magliabocchiano, che qui è intero, il Vind. ha questo tratto che mi pare interpolato: «tutte vittuarie e frutti erano di ciascuno, e similmente case e vestimenta; sichè in quella etade era» e il R. a «vestimenta» aggiunge «e ogni altra cosa utile e necessaria».
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