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INFERNO. — Canto II Verso 108 a 127 125

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  Su la fiumana, onde il mar non ha vanto?[1]
Al mondo non fur mai persone ratte
  A far lor prò, ed a fuggir lor danno, 110
  Com’ io, dopo cotai parole fatte,
Venni quaggiù dal mio beato scanno,
  Fidandomi nel tuo parlare onesto,
  Che onora te e quei che udito l’hanno.
Poscia che m’ebbe ragionato questo, 115
  Gli occhi lucenti lagrimando volse;
  Perchè mi fece del venir più presto:
E venni a te così, com’ella volse;
  Dinanzi a quella fiera ti levai,
  Che del bel monte il corto andar ti tolse. 120
Dunque che è? perchè, perchè ristai?
  Perchè tanta viltà nel core allette?
  Perchè franchezza, perchè ardir non hai[2]
Poscia che hai tre donne benedette
  Curan di te nella corte del cielo, 125
  E il mio parlar tanto ben t’impromette?
Quale i fioretti dal notturno gelo


  1. V. 108. Onde giustissimo per da cui invece del comune ove è del Cod. perugino
  2. V. 123. Questa bella vcriante è dello stesso Codice, perugino 253 membranaceo del secolo XIV


V. 109. Qui mostra come dopo le parole di Lucìa ella fu solleceta a venire a Virgilio.

124. Or dice Virgilio: or sai la cagione che mi fe’ venire a te, e sai chi concede che tu facci cotale viaggio, cioè le sopradette tre donne, cioè Lucia, Beatrice e Rachele. E ancora lo mio parlare sopra ciò t’ha permesso di trarti, com’è ditto in lo primo Capitolo, di questo stato per luogo eterno, cioè mostrandosi lo Inferno e ’l Purgatorio.

127. Qui dàe esemplo Dante a volere mostrare com’era tutto cambiato dal volere, in che ello era posto quando viltà l’assalio. E dice: sicome li fiori de’ prati per lo gelo della notte si piegano e chiudensi[1], e poi quando lo sole li rivede e li riscalda, si drizzano ed avronsi, così la sua virtude piegata e chiusa dalla viltade si dirizzò ed apersesi per lo ditto di Virgilio, e tornò suso lo primo proposto, e con franchezza disse a Virgilio che era acconcio di seguirlo, e come tutti e due aveano uno medesimo volere; sicome appare nel testo.

E qui è finita la intenzione del secondo capitolo.

  1. Chiudensi e non chiudonsi mantengo scritto; e cosi in molti altri luoghi, simili desinenze come proprietà di lingua e di grammatica naturale; conciossiachè tanto si trova in quasi tutti gli antichi e fors’ era in tutti, e si distolse per mano
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