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184 INFERNO. — Canto VIII. Verso 21 a 49

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  Più non ci avrai, se non passando il loto.
Quale colui che grande inganno ascolta
  Che gli sia fatto, e poi se ne ramarca,
  Fecesi Plegiàs tal nell’ira accolta.[1]
Lo duca mio discese nella barca, 25
  E poi mi fece entrare appresso lui,
  E sol, quand’io fui dentro, parve carca.
Tosto che il duca ed io nel legno fui,
  Secando se ne va l’antica prora
  Dell’acqua più che non suol con altrui. 30
Mentre noi correvam la morta gora,
  Dinanzi mi si fece un pien di fango,
  E disse: Chi se’ tu che vieni anzi ora?
Ed io a lui: S’io vegno, non rimango;
  Ma tu chi se’, che sì sei fatto brutto? 35
  Rispose: Vedi che son un che piango.
Ed io a lui: Con piangere e con lutto,
  Spirito maledetto, ti rimani:
  Ch’io ti conosco, ancor sie lordo tutto.
Allora stese al legno ambe le mani: 40
  Perchè il Maestro accorto lo sospinse.
  Dicendo: Via costà con gli altri cani.
Lo collo poi con le braccia mi cinse,
  Bacciommi il volto, e disse: Alma sdegnosa,
  Benedetta colei che in te s’incinse. 45
Quei fu al mondo persona orgogliosa;
  Bontà non è che sua memoria fregi:
  Cosi è l’ombra sua qui furiosa.
Quanti si tengon or lassù gran regi,


  1. V. 24. Witte prese ed hanno si la Vind. e sì il R Fecesi Flegiàs nell’ira accolta, e così hanno il Landiano, BS BP; ma io col BV aggiungo tal che aggiusta il verso senza quel brutto accento, e fa corrispondenza col quale, e mi aiuta anche il Laur. XL, 7.




V. 22. Qui descrive la inordinata volontà e non quieta delli offiziali dello inferno, li quali quando non possono nocere, sì si reputano essere ingannati e forzati.

25. Segue lo poema soggiungendo ell’ era nuovo carico; quasi a dire: io sono solo ell’ ho composto tal poema. E però tal naviglio diversamente in quella volta andava ch’ ello non soleva.

31. Qui aduce per esemplo la vita superba ed arrogante d’uno Filippo Argenti fiorentino, lo quale non ebbe mai alcuno atto di vertude nella sua prima vita, ma sempre fu superbo ed arrogante. E poetizzando mostra che ’l lasciò tutto fangoso. E soggiunge, introducendo suo detto la persona di Virgilio, che molti saranno a tale strazio messi che sono nella prima vita grandi e possenti.

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