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INFERNO. — Canto VIII. Verso 50 a 75 185

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  Che qui staranno come porci in brago, 50
  Di sé lasciando orribili dispregi !
Ed io: Maestro, molto sarei vago
  Di vederlo azzuffare in questa broda,[1]
  Prima che noi uscissimo del lago.
Ed egli a me: Avanti che la proda 55
  Ti si lasci veder, tu sarai sazio:
  Di tal disio converrà che tu goda.
Dopo ciò poco vidi quello strazio
  Far di costui alle fangose genti,
  Che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio. 60
Tutti gridavano: A Filippo Argenti.
  E ’l Fiorentino spirito bizzarro *
  In sé medesmo si volgea co’ denti:
Quivi il lasciammo, che più non ne narro:
  Ma negli orecchi mi percosse un duolo, 65
  Perch’io avanti intento l’occhio sbarro:
Lo buon Maestro disse: Omai, figliuolo,
  S’appressa la città che ha nome Dite,
  Co’ gravi cittadin, col grande stuolo.
Ed io: Maestro, già le sue meschite 70
  Là entro certo nella valle cerno
  Vermiglie, come se di foco uscite
Fossero. Ed ei mi disse: Il foco eterno,
  Ch’entro l’affoca, le dimostra rosse,
  Come tu vedi in questo basso inferno. 75


  1. V. 53. Azzuffare in vece di Attuffare è correzione giusta del P.Sorio vista in alcuni Cod. ma non scelta dal Witte.


V. 52. Qui vuol mostrare Dante ch’a sua disposizione d’animo dispiace tale abito di vizio, togliendo per autorità quel che dice Aristotile in lo libro dell’Etica: De amicis peccantibus quamdiu sanabiles sunt, est amicitia adibenda et auxiliandum ut reciperent salutem amissam. E certo lì era che ’l sopradetto era dannato, e però usò contra esso blasfemia, come appare nel testo.

64. Qui segue Dante suo poema mostrando come s’apressono alla città della colpa e del peccato.

66. Sbarro, cioè apro.

67. Qui li dice Virgilio del nome della città e della condizion de’ cittadini ed abitanti di quella.

70. Meschite sono le chiese dei Saracini, sicome è detto, li quali per li loro peccati sono perduti, sichè a simile le torri della città di Dite, sicome lavorieri di perduti, puonno aver nome meschite.E soggiunge che sono vermiglie, quasi a dire che la loro materia è ignea, come appare nel testo.

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