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196 | INFERNO. — Canto IX. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Commedia - Inferno (Lana).djvu{{padleft:200|3|0]]da osservare; sicome dicono li Arriani che diceno che li statuti e li digiuni non sono solennemente da osservare, ma chi vuole li celebri; avegna ch’ elli non si contegna sotto la legge. Contra lo quale errore è lo Simbolo degli apostoli:sanctam ecclesiam catholicam sanctorum etc.; e in lo Simbolo dei santi padri: qui locutus est per prophetas, et unum sanctam ecclesiam etc.
Lo quinto articolo è della resurrezione de’ morti al die del giudizio, della quale dice l’Apostolo ad Corintios I, 15: omnes quidem Resurgemus.
Al quale articolo per l’eresìa sono apposti molti errori.
Lo primo errore fu quello di Valentino, che negò la resurrezione della carne, e funno assai che lo seguinno. Contra lo quale errore dice l’Apostolo ad Corintios1, 15: si Christus præicatur quod resurrexit a mortuis, qnomodo quidam dicunt in vobis quoniam resurrectio mortuorum non est?
Lo secondo errore fu quello di Merico e di Fileto. Contra li quali fu l’Apostolo: quod a veritate excidermit dicentes resurrectionem iam factan vel quia non credebant alios resurrecturos nisi illos qui cum Christo resurrexerunt.
Lo terzo errore è di quelli che diceno che la resurrezione nostra non sarà apunto con li corpi ch’hanno avuti in lo mondo, ma torneranno[1]l’anime alcuni corpi celesti. Contra li quali dice l’Apostolo ad Corintios XV: corruptibile hoc indtiet incorruptionem, et mortale hoc induet immortalitatem.
Lo quarto errore è quello di Vetizio patriarca di Costantinopoli, lo qual puose che i corpi nostri in la resurrezione nostra saranno d’aire over di vento. Contro lo quale errore è che dopo la resurrezione di Cristo, egli disse e commise ai discepoli che ’l palesasseno sicome è scritto in lo Evangelio di santo Luca, capitolo ultimo: palpate et videte.
Lo quinto errore è di quelli che disseno che ’l corpo umano in la resurrezione tornerà[2] in spirito. Contra lo quale errore è santo Luca in lo Evangelio, capitolo ultimo: spiritus carnem et ossa non habet, sicut me videtis habere.
Lo sesto errore è d’un Geraca[3], lo qual tenne che mille anni dopo la resurrezione in lo regno terreno sarebbe voluntadi e diletti carnali. Contra lo quale errore è san Matteo, capitolo XXII: in resurrectione neque nubent neque nubentur. Altri funno che tenneno e disseno che dopo la resurrezione lo mondo sarebbe in quel medesimo stato ch’elli è oggi. Contra lo quale è l’Apocalissi XXI: vidi cœlum novum et terram novam. E l’Apostolo dice, ad Romanos VIII: creatura liberabitur a servitute corruptionis in libertatem glona; Filiorum dei. Contra questi errori è lo simbolo che dice: carnis resurrectionem. Ed in altro simbolo de’ padri expecto resurrectionem mortuorum.