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INFERNO. — Canto IX. Verso 113 a 127 207

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  Sì com’a Pola presso del Quarnaro ,
  Che Italia chiude e i suoi termini bagna,
Fanno i sepolcri tutto il loco varo: 115
  Così facean quivi d’ogni parte,
  Salvo che il modo v’era più amaro ;
Che tra gli avelli fiamme erano sparte.
  Per le quali eran sì del tutto accesi,
  Che ferro più non chiede verun’arte. 120
Tutti gli lor coperchi eran sospesi,
  E fuor n’uscivan sì duri lamenti ,
  Che ben parean di miseri e d’offesi.
Ed io: Maestro, quai son quelle genti ,
  Che seppellite dentro da quell’ arche 125
  Si fan sentir con gli sospir dolenti?
Ed egli a me: Qui son gli eresiarche[1]

  1. V. 127 Così i due dell’Università bolognese, e altri egregi, e anche 1’ Allavanti.

che abitavano in Dalmazia e Croazia e Schiavonia, che moriano e venivansi a sepellire alla marina: ed eravi differenza secondo la facultade delle persone in essere messi in onore vili sepolcri. La qual Pola, secondo che recita l’autore, è apresso del Quarnaro, lo qual Quarnaro è in golfo che dura XL miglia ed è molto pericoloso a’ naviganti ch’hanno a passar per quello: e da esso è denominato un vento che li fa tempesta e tumulto [1], che è appellato quarnira, lo qual vento è tra Greco e Levante [2]. V. 114. Qui per specificare lo luogo poetizando mette che Pola è fine e termine de Italia, e che lo detto Quarnaro, cioè l’acqua di quel golfo, bagna lo confine. 116. Or fa la comparazione che sicome in li predetti luoghi sono sepolcri d’ogni condizione, così dentro a Dite è sepolcri d’ogni condizioni, salvo che non è dritta comparazione, perchè dentro a Dite la maniera era più amara, cioè che l’anime erano pestilenziate dai demonii, quelli corpi ch’erano nei sepolcri ad Arlì e a Pola erano solo da vermi rosi e senza sentimento. 118. Qui mostra di lor pena dicendo che fiamme usciano delli avelli over arche, li quali mostravano e faceano l’anime essere si accese e piene di fuoco, che non è nessuna arte, né fabbrile, né quelli che tranno lo ferro della miniera, che ’l vogliano più rosso e fusibile. 121. Qui, come appar nel testo, recita di lor lamenti, lo qual suono mosse lui a dimandare a Virgilio la condizione di quelli, quando dice: ed io, Maestro. 127. Dice che Virgilio li disse ch’erano li eresiarche , cioè li

  1. Cosi la V., e Laur. XC, 115; mentre Laur. IX, 21, ha rumore, come la R.
  2. Altri mss hanno Scirocco e Vestro
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