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208 INFERNO. — Canto IX. Verso 128 a 133

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  Co’ lor seguaci d’ogni setta, e molto
  Più che non credi, son le tombe carche.
Simile qui con simile è sepolto: 130
  E i monimenti son più, e men caldi.
  E poi ch’alla man destra si fu volto,
Passammo tra i martìri e gli alti spaldi.



eretici principali[1] e li loro seguaci, che erano d’ogni setta e d’ogni condizione, ed erano troppo più ch’ elli non credea, quasi a dire: molti sono li errori che sono in li uomini, li quali non sono palesati né corretti, de’ quali nel mondo non è notizia né si sanno. V. 130. Quasi a dire: ogni setta hae d’una qualità sepultura e pena, e questo perchè la giustizia di Dio fa egualmente sua operazione alli eguali peccatori. Poi poetizando compie suo capitolo dicendo come andonno a man destra, tra li spaldi della terra e le arche, dov’erano dentro li martirii delli eretici predetti.


  1. Di questa interpretazione ho già notato al proemio: V. la prefazione.



Nota. Dopo il canto VI a tutto questo IX l’ Ottimo è altra cosa che il Lana. È notevole in questi antichi commenti la indifferenza sulla nazionalità e la topografia italica, le quali pur si sentivano dall’Alighieri, dal Boccaccio, e più ancor dal Petrarca. Coloro che non consentono l’Istria essere parte d’Italia pensino un poco sui da quando si canta Quarnaro. Che Italia chiude e i suoi termini bagna. Italia! il bel paese Ch’appenin parte e ’l mar circonda e l’alpe.

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