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26 | giulio verne |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Dalla Terra alla Luna.djvu{{padleft:26|3|0]]resistito ad un simile entusiasmo. La calca abbandonò a poco a poco le piazze e le vie. I quattro rail-roads dell’Ohio, di Susquehanna, di Filadelfia e di Washington, che convergono a Baltimora, rimandarono il pubblico ai quattro angoli degli Stati Uniti, e la città riposò in una tranquillità relativa.
D’altra parte sarebbe errore il credere, che durante quella sera memorabile Baltimora fosse l’unica città in preda a siffatta agitazione. Le grandi città dell’Unione, Nuova-York, Boston, Albany, Washington, Richemond, Crescent-City[1], Charlestone, la Mobile, dal Texas al Massachusset, dal Michigan alle Floride, tutte pigliavano la loro parte in questo delirio. Infatti, i trentamila corrispondenti del Gun-Club conoscevano la lettera del loro presidente, ed aspettavano con eguale impazienza la famosa comunicazione del 5 ottobre. Per cui, la sera stessa, di mano in mano che le parole sfuggivano dalle labbra dell’oratore, correvano sui fili telegrafici, attraverso gli Stati dell’Unione, con una velocità di dugento quarantottomila e quattrocento quarantasette miglia al minuto secondo[2]. Si può dunque dire con assoluta certezza che nel medesimo istante gli Stati Uniti d’America, dieci volte più estesi della Francia, mandarono un solo grido di trionfo, e che venticinque milioni di cuori, gonfi d’orgoglio, battevano con pari velocità.
L’indomani, mille e cinquecento giornali quotidiani, ebdomadari, bimestrali e mensili, impadronironsi della quistione; l’esaminarono sotto i suoi