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306 | l'ultima |
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Gli occhi verdognoli velati di febbre esprimevano uno stupore dolente; ma la vecchia guardava dentro il cestino, pieno d’involti e di ortaggi, e il suo viso nero e legnose e gli occhi lattei esprimevano un’indifferenza selvaggia.
— Corfu 'e istrale assu pè![1] Anche Efis? — disse finalmente.
La sua ironia era benevola, come di chi considera gli errori umani con disinteresse; eppure colpì la donna più che tutte le chiacchiere e le malignità appassionate delle sue comari e delle sue vicine di casa. La testa le tremò forte sull’esile collo e un cupo rossore le cerchiò gli occhi.
— Zia Pattoi, — cominciò, ma tosto tacque, e si afferrò all’orlo del cestino come per sostenersi.
Ma I’altra continuava nella sua faccenda e il filo argenteo calava giù dalla conocchia come il filo d’acqua d’una fontana.
— Zia Pattoi.... che ne dite, dunque? Anche lui!
— Mondo, mondo!
Ma invece di consolarsi, la donna scoppiò a piangere.
— Zia Pattoi, sì, mondo!... Un uomo come lui.... un uomo anziano.... che pure sembrava innocente come una creatura di sette anni! Ed ecco che a un tratto diventa come indemoniato, con sette spiriti in corpo, e tutti
- ↑ Colpo di scure al piede.