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310 mentre soffia il levante

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— Senti, genero mio, — esclamò il contadino: — l'argomento è buono; vogliamo stanotte cantarlo?

Bisogna sapere che zio Diddinu è un poeta estemporaneo, come lo erano suo padre e suo nonno; egli coglie con gioia tutte le occasioni per proporre una gara di canto estemporaneo a poeti meno abili di lui.

— Oh, — osservò Maria Franzisca, facendo la graziosa perchè il fidanzato la osservava, — l'argomento è poco allegro.

— Tu, sta zitta! Tu andrai a letto! — gridò il padre con voce rude.

Benchè poeta, egli era un uomo rozzo, che trattava la famiglia, specialmente le figliuole, con severità quasi selvaggia. E la famiglia lo rispettava e lo temeva. In presenza del padre Maria Franzisca non osava neppure sedersi accanto al suo Predu (del resto la moda del paese voleva che i fidanzati stessero a rispettosa distanza) e si contentava di civettar con lui da lontano, affascinandolo con le mosse della bella persona fiorente entro il pittoresco vestito di scarlatto o di orbace,[1] e sopratutto con gli sguardi degli

  1. Tessuto di lana paesano.
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