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LIBRO SECONDO 105

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della Nuova Istoria.djvu{{padleft:121|3|0]]samento ritenne opportunissima Cibali, dove anch’egli Costantino, venuto a battaglia con tutto l’esercito, vinse Licinnio. Poiché la città situata essendo come nel raccontare gli eventi di quel tempo ho esposto, racchiudeva nelle sue mura parte delle truppe, e formata una circonvallazione tra il colle sopra cui ella è sita e la pianura infino al Sao, tutto lo spazio non cinto dal fiume munito lo avea di profonda fossa e di fitto palancato: nell’intervallo inoltre circondato dal Sao formò, con navi insieme unite, un ponte, da guastarsi all’uopo e ricomporre senza fatica veruna. Quivi da per tutto eresse le militari tende, e propriamente nel mezzo inalzovvi l’augustale; campo nulla inferiore a grandi città ed assai elegante. Quando l’imperatore invitava alle cene i condottieri degli ordini e delle coorti, i soli Latino e Talasso[1] non partecipavano la imbandigione, per Filippo dolenti, il quale inviato a Magnenzio sotto pretesto d’ambasceria, era presso di lui ritenuto.

Mentre costoro intrattengonsi a deliberare, giunto in Roma Tiziano, dell’ordine senatorio, prorompe in superbe voci, così da Magnenzio comandato, offendendo Costantino e la prole di lui con mille vituperj, ed attribuendo la rovina delle città alla infingardaggine cui egli abbandonossi nel suo reggimento; ordinava quindi a Costanzo di cedere l’impero a Magnenzio chiamandosi per contento se questi permettessegli di menare vita



  1. Uomo di maravigliosa libertà, per non dire petulanza, nel favellare. V. Marcell. lib. VI, in principio, tomo 5.
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