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LIBRO TERZO 135

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della Nuova Istoria.djvu{{padleft:155|3|0]]gieri postala a sacco ed a fuoco e fiamme, diedersi il resto di quel giorno ed il seguente a ristorare lor corpi.

Ora Giuliano considerando che l’esercito in così lungo viaggio non erasi avvenuto nè ad ostili insidie, nè a palesi nemiche schiere, invia Ormisda, peritissimo delle Persiane faccende, con truppe ad esplorar paese, e tanto il duce quanto sua gente per poco non caddero in estremo pericolo, debitori soltanto ad impreveduto caso di lor salvezza. Poichè Surena (vocabolo di magistrato persiano[1]) posti aguati attendenti co’ militi seco[2], proponendosi combatterli all’imprevista passati ch’e’ fossero; nè avvenir potea altramente se un canale dell’Eufrate, di mezzo alle due fazioni, gonfiatosi, impedito non avesse a que’ di Ormisda il passo. Differito dunque il tragitto al dì seguente, questi veduto Surena con le genti locate da lui nelle insidie, risolverono attaccarli e parte messane a morte, parte costretta alla fuga, tornarono ad unirsi al proprio esercito. Di là giunsero ad un canale derivante dall’Eufrate, e tale lungo da bagnare l’Assiria e la Tigride regione. Quivi le truppe abbattutesi in tenace melma ed in palustre suolo, e vedendo singolarmente i cavalli travagliati da cotanta malagevolezza di via, nè capaci eglino, per la grande elevazione dell’acqua, in conto veruno passarlo in armi a nuoto, il fango colla sua umidità occultando

  1. Dignità presso ai Persiani che rendea secondo al re, ed ottenuta in premio di grandissimi servigi. T. S.
  2. Aveavi tra essi Maleco, Podosace e Filarco rinomato ladrone. T. S.
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