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162 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA, LIB. TERZO.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della Nuova Istoria.djvu{{padleft:182|3|0]] L’Augusto partito da Antiochia per alla volta di Costantinopoli e sorpreso da repentino morbo ne’ Dadastani della Bitinia, dovè cedere all’estremo fato, dopo retto l’impero otto mesi[1], nè avuto campo intorno alla pubblica amministrazione di stabilire cosa alcuna, come di usanza. Tenutosi dunque consiglio per eleggere il successore, varie furono le proposte così dell’esercito come degli stessi duci; tutti non di meno alla fine consentirono di nominare Sallustio, prefetto del pretorio, ed allegandosi da costui l’avanzata età[2] e quindi la insufficienza sua a riparare le malandate bisogne, addimandavano salisse in trono il figlio; ma egli dissuadevali adducendone la giovinezza e l’incapacità di reggere così grave mole, avuto particolarmente riguardo al tempo, in cui se non elevassero all’impero il più eccellente uomo del secolo, forvierebbero. I voti dunque unironsi a favore di Valentiniano, originario di Cibali, città della Pannonia, e nulla sapevole di guerra nè di pace, ed affatto privo di coltura. Lo chiamavano tuttavia, essendo lontano, e così la repubblica non si rimase che pochi giorni priva di monarca. Venuto egli all’esercito di Nicea, città della Bitinia, e pigliate le redini dell’impero, seguitò l’intrapreso cammino.

  1. Intorno alla morte di Gioviano non sono dell’egual parere gli autori. V. Eutrop., lib. X; Marcell., lib. XXV.
  2. Scusa da lui addotta anche dopo la morte di Giuliano.
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