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164 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della Nuova Istoria.djvu{{padleft:186|3|0]]liano[1]. Egli accetta il consiglio, e seco stesso pensando e ripensando, alla fine determinossi eleggere a compagno, intra tutti coloro presentatiglisi alla mente, il germano Valente, reputandolo più d’ogni altro affezionatissimo alla sua persona; mercè di che destinalo a partecipar seco l’impero. Or dunque mentre ambedue in Costantinopoli dimoravano, gli insidiatori di continuo tartassavano i benaffetti a Giuliano in presenza de’ sovrani per danneggiarli, ed eccitavan la rozza plebe a fare altrettanto. Laonde i monarchi, già di mal occhio vedendo coloro, vie più concepivanne aborrimento, immaginando anche lamentanze affatto prive di ragione. Valentiniano poi disdegnava al sommo il filosofo Massimo, ricordevole d’un’accusa da lui datagli ai tempi di Giuliano, colpandolo d’avere empiamente mancato ai sacri riti in favore della cristiana religione[2]; ma le militari e civili cure distornavanli per al presente da tali cose.

Laonde rivolgevano i loro pensieri alla distribuzione delle presetture ed a mettere idonei suggetti alla custodia dell’imperiale stanza. Levarono pertanto di carica tutti quelli che da Giuliano ricevuto aveano governo di

  1. Egli interrogando gli ottimati per sapere chi scegliere dovesse a collega dell’impero, Dagalaifo coraggiosamente risposegli; Se ami i tuoi, ottimo imperatore, non dimenticare il fratello; se la repubblica eleggi quello, che ora cercando vai. T. S.
  2. Valentiniano fu privo del tribunato da Giuliano come favoreggiatore della cristiana religione. T. S.
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