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LIBRO SECONDO | 63 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della Nuova Istoria.djvu{{padleft:79|3|0]]ziano[1] ella decadesse a poco a poco e chetamente ridotta fosse a prendere in qualche modo barbariche fogge gli avvenimenti medesimi ebbonlo dichiarato. A provare poi la nostra asserzione sondata sulla verità sienmi di guida le vicissitudini de’ tempi. Dal consolato di Chitone e Libone, durando il quale Severo diede al pubblico i giuochi secolari, infino ai consoli Diocleziano per la nona volta e Massimiano per l’ottava corsero anni cento e uno, ed allora appunto Diocleziano tornò da imperatore a vivere privatamente, imitato in seguito da Massimiano[2]. Compitosi poi sotto i consoli Costantino e Licinnio per la terza volta l’intervallo d’anni dieci, era mestieri di aver già eseguiti i giuochi, non dipartendosi dalla costumanza, ma trascuratili cominciarono di giustizia gli affari a declinare lentamente, ed immergere la repubblica in quelle calamità da cui siamo gravati.
Tre anni appresso Diocleziano mancò ai vivi; Costanzo e Massimiano Gallerio, pervenuti antecedentemente all’impero, nominarono cesari Severo e Massimino, nato costui dalla sorella di Gallerio, accordando al primo l’Italia ed al secondo le province orientali. Stabilite di questo modo bene le cose ed i barbari a motivo de’ rovesci sofferti ne’ tempi andati vivendo più