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82 ZOSIMO, DELLA NUOVA ISTORIA

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Della Nuova Istoria.djvu{{padleft:98|3|0]]degli eunuchi arriva presso al re degli Armeni suo amico ed ospite, il quale di poi gli somministrò mezzo di riparare appo Costantino, da cui ricevè ogni dimostrazione di amore e benevolenza. Così avvenne il fatto, come narrato lo abbiamo.

Licinnio, assediato anche in Nicomedia dal nemico esercito, vedendosi pienamente in difetto di abiti ed a bastanza copiosi militi per combattere, privo d’ogni speranza, uscito di quelle mura, si presentò supplichevole a Costantino: e recatagli la porpora nomandolo signore e monarca, gli addomandava perdono delle passate faccende, ben sapevole di ottenerne la vita, promessa fatta con giuro alla consorte, a suo nome venutagli innanzi ad implorarla. Costantino poi consegnò Martiniano a suoi militi coll’ordine di ucciderlo, e relegò Licinnio a Tessalonica; non di meno poco dopo, rendutosi spergiuro (facile a cadere in simili colpe[1]), tolsegli di laccio la vita.



  1. S’egli è vero il narrato da altri autori intorno a Costantino, Zosimo a torto gli oppone il delitto di spergiuro, poiché si pare non così da lui violato il sacramento come da Licinnio stesso, il quale, per le continue sofferte disfatte andate di male in peggio le proprie cose, non tralasciò congiuntura di occupare tutta l’impero, sebbene toltogli dal giustissimo diritto delle vittorie, V. Eusebio, Vita di Costantino, lib. I, c. 43; Teod.; lib. I., c. 7. Arroge inoltre essere stato Licinnio contrarissimo ai cristiani, Costantino in cambio proteggendoli sommamente, comportar non potea il vederli, quantunque in possesso del suo favore, esposti alle ingiurie
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