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E mentre anch’egli il suo Signore aspetta;
Che ritorni alla Patria del Levante,
Per divertir la santa Giovanetta,
E le amabili sue compagne sante,
Forma un’industriosa macchinetta,
Che mostra all’occhio maraviglie tante,
Ed in virtù degli ottici cristalli
Anche le mosche fa parer Cavalli.
Di tai lavori ne veggiam sovente
Moltiplicar dagl’inventori in Piazza,
E in specie il Carnoval corre la gente
Ad essi intorno, e per vederli impazza;
Suonar tamburi, e schiamazzar si sente,
E con un soldo si trastulla, e guazza,
E si vedon battaglie, e Ambasciatori,
E [1] Regate, e Regine, e Imperatori.
Quelle macchine, dette volgarmente
Il Mondo novo mostran dell’ingegno,
E il bravo Pasqualin, ch’uomo è di mente,
Una farne ancor ei preso ha l’impegno.
Un giorno il galant'uom segretamente
Di veder l'opra sua mi fece degno,
In cantina, noi due soli soletti,
Fra barili, fra tazze, e boccaletti.
Questo [2] (dice il buon uom) questo, Paron
Xe un [3] laorier, che ho fatto de mattina,
Per far un puoco de conservazion [4]
In Parlatorio co la Paroncina.
Ma perchè gh’ho piaser de parer bon
Vorave, che ghe dessi un'occhiadina,
E co avè visto, che disessi un puoco,
Se merito del bravo, o dell'aloco.
Si |
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