< Pagina:Diario di Nicola Roncalli.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

iii

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Diario di Nicola Roncalli.djvu{{padleft:13|3|0]]tempi che correvano. Ad eccezione di pochi ardimentosi, giudicati sognatori dagli uomini politici d’allora, chi sperò, tra gli anni 1849 e 1860, fare di Roma la metropoli d’Italia?

Dell’averci conservate notizie di quegli anni, tra le quali sono alcune, per l’uficio di Vice Presidente di Rione[1], ch’ei tenne dal 1852 al 1865, ignorate da altri e note a lui, noi dobbiamo essere grati al Roncalli, sebbene ci dolga il vedere che spesse volte egli raccolga voci di piazza, senza assicurarsi se sieno vere, e che, non confermatesi, non le smentisca; che accusi i liberali, e specialmente il Comitato Nazionale Romano, di reati di sangue,

  1. I Presidenti dei Rioni furono creati da Pio VII, nell’anno 1800, per sorvegliare al costume e all’educazione delle famiglie, portare la concordia fra privati, vigilare gli oziosi, i viziosi, gli irreligiosi, ecc. ecc.
          Dovevano, in alcune materie, operare d’accordo coi parrochi, e, dove non avessero potuto coi consigli e cogli altri mezzi raggiungere lo scopo per cui erano istituiti, potevano procedere ad arresti. Al cardinale vicario e al governatore di Roma dovevano riferire, ogni mese, lo stato dei Rioni.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.