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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Dieci lettere di Publio Virgilio Marone.djvu{{padleft:54|3|0]]
Ai Legislatori della nuova Arcadia, P. Virgilio, Salute.
’Un grave scandalo debbo scrivervi contro mia voglia, Arcadi saggi, per cui l’amabile Poesia data dal Cielo agli uomini, perche fosse ministra di piacere, e di virtù, divenne tra noi cagione di sdegni, e d’infamie al Parnaso non conosciute, e all’Elisio. A voi, che tra i versi, e tra i Poeti vivete, gioverà molto il conoscere sin dove giunga un furore poetico.
Non cessavano gl’italiani Poeti dal fare mal viso a quanti incontravano degli Antichi nel regno dell’ombre, e mal nascondevano i sentimenti di sdegno, e di vendetta contro di noi. Sapevamo per fama esser molti i Poeti della gente vostra iracondi, e come aveano fatte battaglie atrocissime in poesia per ogni tempo, cosa ignota a’ dì nostri, e a tutta l’antichità. Eransi già veduti correr quaggiù talvolta cartelli di sfida, e di duello con varj nomi de’ combattenti. Castelvetro e Caro, Tassoni ed Aromatarj, Dolce e Ruscelli, Pellegrino e Salviati, Bulgarini e Mazzoni, Marini, Murtola e Stigliani, Beni e Nisieli, e molti e molt’altri, aveano dopo morte raccese le antiche discordie, e vantavansi tra i più celebri combattitori, e duellanti, de’ quali ricordimi; senza parlare dell’Academie intiere, e radunanze, e Città entrate in tenzone, e delle intiere biblioteche di libri contenziosi usciti a critica, ed a difesa or di Dante, or del Tasso, ora dell’Ariosto, e