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della pazzia 99

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Elogio della pazzia.djvu{{padleft:112|3|0]]Venere? Quello stolto che avendo un cattivo e miserabilissimo quadro, crede di possedere una pittura di Zeusi o d’Apelle, e mai non si stanca di contemplarlo e di ammirarlo, non è egli incomparabilmente più felice di colui, che avendo pagato a caro prezzo un quadro di questi eccellenti pittori, non provasse un egual piacere a contemplare le opere loro?

Conosco un uomo, che ha l’onore di portare il mio nome, il quale poco dopo le nozze regalò a sua moglie dei falsi brillanti, ed essendo costui un faceto corbellatore, fece credere alla sposa che quelle pietre fossero buone, e che gli costassero una gran somma. Ora, cosa mancava al piacer della sposa? Ella godeva di ornarsi con questi pezzi di vetro; non si stancava mai di rimirarli, ed era contentissima di possedere questo immaginario tesoro, come se fosse stato reale. Intanto il marito avea risparmiato una spesa non indifferente, e godeva dell’errore di sua moglie, la quale gli professava la stessa obbligazione, come se le avesse fatto un magnifico regalo.

Meritano d’esser posti in questa classe gli abitatori della caverna di Platone [1]. Vedono gli stolti le ombre, e i simulacri delle diverse cose; gli ammirano; ma non cercano di più, e ne sono contentissimi: osservano anche ì filosofi gli stessi oggetti; ma essendo fuori della caverna, ne approfondiscono i misterj. Gli uni e gli altri non ne provano forse lo stesso piacere? Se il ciabattino Micillo [2], di

  1. Platone poneva gli uomini, schiavi delle proprie passioni, come relegati in una caverna.
  2. Secondo Luciano era Micillo un povero ciabattino, il quale, avendo una volla cenato a maraviglia in casa d’un suo ricco vicino sognò nella notte d’esser divenuto ricco, e di godere tutti i beni dell’opulenza; ma avendolo il suo gallo svegliato col canto, ne provò tanto dispiacere, e montò talmente sulle furie, che poco mancò non uccidesse l’importuno cantore.
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