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della pazzia 11

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Elogio della pazzia.djvu{{padleft:24|3|0]]come quella che il nostro Mida[1] porgeva al canto del Dio Pane. Imperocchè mi piace di fare con voi alquanto la sofista, non però di quella razza, che al giorno d’oggi altro non fa che imbevere le menti giovanili di vane e spinose bagattelle ed insegnar loro a contendere con una pertinacia più che donnesca, ma bensì voglio imitare quegli antichi, che per ischivare l’infame nome di filosofi, vollero piuttosto appellarsi sofisti. Lo studio loro principale era quello di encomiare gli Dei e gli Eroi. Voi adunque ascolterete l’elogio non di un Ercole nè di un Solone, ma di me stessa, cioè della Pazzia.

A dir il vero io non istimo un fico quei sapienti, che spacciano essere stoltissima ed impudentissima

  1. Mida, re di Frigia, scelto a decidere se fosse più valente nel canto Pane o Apolline, giudicò in favore del primo, onde Apollo, irritato, gli pose due orecchi d’asino in testa.
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