< Pagina:Esperienze intorno alla generazione degl'insetti.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
152 ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Esperienze intorno alla generazione degl'insetti.djvu{{padleft:153|3|0]]

  E le faccia più care, e più gradite
  Un saporetto con che sien condite.
Però quando leggete l’Odissea
  E quelle guerre orrende e disperate,
  E trovate ferita qualche Dea,
  O qualche Dio, non vi scandalizzate,
  Che quel buon uom’ altr’intender volea
  Per quel che fuor dimostra alle brigate,
  Alle brigate goffe, agli animali
  Che con la vista non passan gli occhiali.
E così qui non vi fermate in queste
  Scorze di fuor, ma passate più innanzi,
  Chè s’esserci altro sotto non credeste,
  Per dio avreste fatto pochi avanzi;
  E di tenerle ben ragione areste
  Sogni d’infermi e fole di romanzi;
  Or dell’ingegno ognun la zappa pigli,
  E sudi e s’affatichi e s’assottigli.

E chi sa che Virgilio, Dante e gli altri toscani poeti con quelle lor favole non volessero insegnarci che le piante non sono affatto prive di senso? Io so molto bene che non v’è motivo, nè conghiettura, nè prova, nè ragione concludente, non tanto per la parte affermativa, quanto per la negativa; ma egli è anche vero che le piante si nutricano, crescono e producono seme e frutto come gli altri animali; cer-

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.