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12 | LA FARSAGLIA |
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Spieghi l'ale la pace, e imponga il freno
75Del fiero Giano alle ferrate porte.
Ma già mio Nume: e se tuo vate in seno
Te accoglierò, non fia che stanchi il Dio
Agitator delle Cirree pendici,
O dai gioghi di Nisa io Bacco arretri,
80Tu puoi l'estro spirar ai Lazj carmi.
Animoso pensier a dir m'invita
L'alte cagion di sì gran cose, e s'apre
Un'opra immensa, come all'armi spinto
Fu un popol furibondo, e come scossa
85Del mondo fu la pace. Il ferreo giro
De' fati invidiosi, e la caduca
Sorte de' sommi beni, e la rovina
Sotto all'enorme pondo, e Roma stessa
Indocile di freno. In simil guisa[1],
90Allorchè, sciolta ogni compage, al corso
De' secol porrà fine il giorno estremo,
Ritorneran nel lor caosse antico
Tutte le cose; andran misti e confusi
Gli Altri cogli Astri: l'affocate stelle
95Cadran nel mar, nè più stendendo i lidi
La Terra l'onde scoterà dal dorso.
S'opporrà Cinzia al Sol, e disdegnando
Rotar il cocchio per obliqui giri
Per se vorrà la luce, e le sue leggi
100Scompiglierà del conquassato Mondo
La macchina discorde. Da se stesse
Cadono l'alte moli. Han questa meta
- ↑ In quella similitudine si rappresenta la fine del Mondo, che i Poeti trassero dalle Sacre Scritture, siccome la notizia di altri portentosi avvenimenti, ch'essi adombraron colle favole.