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22 LA FARSAGLIA

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380Da longa pace il già fiaccato Duce
Colle raccolte schiere, e seco mova
Marcel loquace col Togato stuolo,
E del grave Caton col nome inane.
I Re dell'Oriente, e il compro volgo
385Eterneranno di Pompeo lo scettro?
Ei reggerà nell'immatura etade
Il cocchio trionfal, e ognor fra i raggi
S'avvolgerà degli usurpati onori?
Che più dirò de' calpesta i dritti,
390E dell'orrida fame? Alcun ignora
I guerrier accampati in mezzo al Foro,
Allorchè cinser i Curuli seggi
Le spade minacciose, ed abbattendo
Con destra armata la tremante Temi
395L'insegne Pompejane il reo Milone
Chiuser dintorno? or per non trar vilmente
L'età senil nefande guerre appresta
Avvezzo già ai Civil sdegni, e destro
Nel vincer Silla, da cui l'arte apprese[1]
400D'incrudelir; e come il truce ingegno
Non tempran mai le furiose tigri,
Cui ne' boschi African diè crudo pasto
Il pingue sangue de' sbranati armenti;
Così avvezze a lambir il Sillan ferro
405Più sitibonde le tue labbia, o Grande,
Ardon mai sempre. Una sol volta appena
Il sangue, che si bee, le fauci immonde
Più non lascia addolcir. E qual sia meta

  1. Dopo varie vicende di stragi e di proscrizioni Silla visse pacifico Dittatore, ma temuto e odiato dal Popolo, finchè con ispontaneo sagrafizio rinunziando la Dittatura ne divenne l'idolo.
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