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la rinascita 89

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ferrero - La palingenesi di Roma, 1924.djvu{{padleft:100|3|0]] condizioni degli Stati e i momenti storici in cui possono fondarsi e reggersi delle repubbliche o delle tirannie, e avverte « che colui che vuol fare dove sono assai gentiluomini una repubblica, non la può fare se prima non gli spegne tutti » [1]. E se vuol fare un Principato « dove è assai egualità » trova altri ostcaoli invincibili. Cosicché conclude: « costituisca, adunque una repubblica, colui dove è o s’è fatta una grande equalità; altrimenti farà una cosa senza proporzione e poco durabile » [2]. Poco dopo scrive un lungo capitolo sulle congiure « acciocché i principi imparino a guardarsi da questi pericoli, e che i privati più timidamente vi si mettino, anzi imparino ad essere contenti a vivere sotto quell’impero che dalla sorte è stato loro preposto » [3]. E cita questa sentenza di Tacito: « gli uomini debbono desiderare i buoni prìncipi e comunque siano fatti tollerarli ».

Chi direbbe che questi pensieri sono stralciati dai Discorsi sulla prima Deca, le cui primizie furono riservate agli ultimi discepoli di Savonarola, e che passa per un libro repubblicano? E come attribuire a un teorico della repubblica quella poca stima delle masse che il Machiavelli esprimeva a Francesco Guicciardini scrivendogli « voi sapete e sallo ciascuno che sa ragionare di questo mondo, che i popoli sono vari e sciocchi »? [4]. O quella dottrina svolta pure nei Discorsi, per cui, se si vuol ricorreggere una repubbli-

  1. (1) Discorsi, I, 55.
  2. (2) Discorsi, I, 55.
  3. (3) Discorsi, III, 6.
  4. (4) Cfr. Discorsi, I, 2; I, 38; I, 57.
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