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canto sesto. 103

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355Salute [n 1] al figlio di battaglia: addio
Spezzator degli scudi. — A te salute,
Rispose Cucullin, salute a tutta
L'alta schiatta di Selma. O mio Fingallo,
Grato è l'aspetto tuo: somiglia al sole,
360Cui lungo tempo sospirò lontano
Il cacciatore, e lo ravvisa alfine
Spuntar da un nembo. I figli tuoi son vive
Stelle ridenti, onde la notte ha luce.
O Fingallo, o Fingàl, non tale un giorno
365Già mi vedesti tu, quando tornammo
Dalle battaglie del deserto, e vinti
Fuggìan dalle nostr'arme i re del mondo, [n 2]
E tornava letizia ai patrii colli.
  — Gagliardo a' detti, l'interruppe allora
370Conan di bassa fama,[n 3]assai gagliardo
Se' tu per certo, Cucullin: son molti
I vanti tuoi; ma dove son l'imprese?
Or non siam noi per l'oceàn qua giunti,
Per dar soccorso alla tua fiacca spada?
375Tu fuggi all'antro tuo: Conanno intanto
Le tue pugne combatte. A me quell'arme,
Cedile a me; che mal ti stanno. — Eroe
Alcun non fu che ricercare osasse
L'arme di Cucullin, rispose il duce
380Alteramente; e quando mille eroi
Le cercassero ancor, sarebbe indarno,
Tenebroso guerriero: alla mia grotta
Non mi ritrassi io già, finchè d'Erina
Vissero i duci. — Olà, gridò Fingallo,
385Conan malnato, dall'ignobil braccio,
Taci, non parlar più. Famoso in guerra
È Cucullin, e ne grandeggia il nome.
Spesso udii la tua fama, e spesso io fui
Testimon de' tuoi fatti, o tempestoso
390Sir d'Inisfela. Or ti conforta, e sciogli
Le tue candide vele in ver l'azzurra
Nebbiosa isola tua; vedi Bragela
Che pende dalla rupe, osserva l'occhio
Che d'amore e di lagrime trabocca.
395I lunghi crini le solleva il vento
Dal palpitante seno. Ella l'orecchio

  1. Parole di Fingal a Cucullino.
  2. Gl'imperatori di Roma. Questo è 'l solo passo in tutto il poema, in cui si alluda alle guerre di Fingal contro i Romani.
  3. Conan era della famiglia di Morni. Egli vien nominato in molti altri poemi, e sempre comparisce con lo stesso carattere, che somiglia alquanto a quello del Tersite d'Omero.
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