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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Fingal poema epico di Ossian.pdf{{padleft:13|3|0]]
Posava l’asta, appiè giacea lo scudo.
5Membrava ei col pensiero il pro Cairba
Da lui spento in battaglia, allor che ad esso
L’esplorator dell’oceàn sen venne,
Moran figlio di Fiti. ― Alzati, ei disse,
Alzati, Cucullin: già di Svarano
10Veggo le navi; è numerosa l’oste,
Molti i figli del mar. ― Tu sempre tremi,
Figlio di Fiti, a lui rispose il duce
Occhiazzurro d’Erina[n 1], e la tua tema
Agli occhi tuoi moltiplica i nemici;
15Fia forse il re de’ solitari colli,[n 2]
Che a soccorrer mi vien. ― No, no, diss’egli,
Vidi il lor duce; al luccicar dell’arme,
Alla quadrata torreggiante mole
Parea masso di ghiaccio: asta ei solleva
20Pari a quel pin che folgore passando
Disfrondato lesciò[n 3]: nascente luna
Sembra il suo scudo. Egli sedea sul lido
Sopra uno scoglio, annubilato in volto,
Come nebbia sul colle. O primo, io dissi,2
25Tra’ mortali, che fai? son molte in guerra
Le nostre destre, e forti; a ragion detto
Il possente sei tu, ma non pertanto
Più d’un possente dall’eccelsa Tura
Fa di sè mostra. Oh, rispos’ei, col tuono
30D’un’infranta allo scoglio, e mugghiante onda,
Chi mi somiglia? al mio cospetto innanzi
Non resistono eroi; cadon prostrati
Sotto il mio braccio. Il sol Fingallo3, il forte
Re di Morven nembosa, affrontar puote
35La possa di Svaran. Lottammo un tempo
Sui prati di Malmorre, e i nostri passi
Crollaro il bosco; e traballàr le rupi
Smosse dalle ferrigne ime radici;
E impauriti alla terribil zuffa
40Fuggir travolti dal suo corso i rivi.
Tre dì pugnammo, e ripugnammo: i duci
Stetter da lungi, e ne tremàr. Nel quarto
Vanta Fingàl, che’ re dell’oceàno
Cadde atterrato, ma Svaran sostenta
45Ch’ei non piegò ginocchio, e non diè crollo.