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canto secondo. 39

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— O spirto di Crugallo, e tu di morte
M’osasti minacciar? chiudimi il varco
200Dell’angusta tua casa: ella fra’ raggi
M’accoglierà della mia gloria involto.
Su su, figli d’Erina, alzate l’asta,
Piegate l’arco, disperatamente
Sul nemico avventatevi, ond’ei creda
205Che a lui dall’alto si rovescin sopra
Tutti i notturni tempestosi spirti.
  Or sì mugghiante, orribile, profondo
Volvesi il bujo della zuffa: nebbia
Così piomba sul campo allor che i nembi
210Invadono il solar tacito raggio.
Precede il duce; irata ombra il diresti,
Che dietro ha negra nube, ed infocate
Meteore intorno, e nella destra i venti.
Carilo era in disparte: ei fa che s’alzi
215Il suon del corno bellicoso; e intanto
Scioglie la grata voce[n 1], ed il suo spirto
Sgorga nel cor de’ bellicosi eroi.
  — Dove, dove è Crugal? disse la dolce9
Bocca del canto: ei basso giace, è muta
220La sala delle conche; oblìo lo copre.
Mesta è la sposa sua, che peregrina
Entro le stanze del suo lutto alberga.
Ma qual raggio vegg’io, che tra le schiere
Dei nemici si scaglia? ella è Degrena,
225La sposa di Crugallo: addietro ai venti
Lascia la chioma; ha rosseggiante sguardo,
Strillante voce. Ahi lassa! azzurro e vuoto
È ora il tuo Crugàl: sta la sua forma
Nella cava del colle: egli al tuo orecchio
230Fassi pian pian nel tuo riposo, alzando
Voce pari al ronzio d’ape montana.
Ve’, ve’, cade Degrena, e sembra nube
Che striscia in sul mattino: è nel suo fianco
La spada di Loclin: Cairba, è spenta,
235Cadde Degrena tua, Degrena, il dolce
Risorgente pensier de’ tuoi verd’anni.
  Udì Cairba il mesto suono, e vide[n 2]
La morte della figlia; in mezzo a mille,
Qual balena che ’l mar frange col pondo,

  1. S’è già veduto altrove che i cantori accompagnavano i capitani alla battaglia. Il loro sacro carattere li rendeva sicuri e rispettabili agli stessi nemici. Perciò essi potevan cantar tranquillamente in mezzo al fragor dell’armi, senza tema di alcun pericolo.
  2. Il canto di Carilo è terminato: Ossian comincia la sua narrazione.
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