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240Slanciasi e mugghia: la sua lancia incontra
Il cor d’un figlio di Loclin: s’ingrossa
La sanguinosa mischia. In bosco annoso
Ben cento venti, o tra ramosi abeti
Di cento colli violenta fiamma,
245Poriano appena pareggiar la strage,
La rovina, il fragor dell’affollate
Schiere cadenti. Cucullin recide
Come cardi gli eroi; Svaran devasta,
Diserta Erina: di sua man Curano
250Cadde, e Cairba dal curvato scudo.
Giace Morglano in ferreo sonno, e Calto
Guizza morendo: del suo sangue ha tinto
Il bianco petto; è strascinata e sparsa
La gialla chioma per la molle arena
255Del suo terren natio. Spesso ov’ei cadde
Già conviti imbandì, spesso dell’arpa
La voce sollevò; festosi intorno
Saltellavangli i veltri, e i giovinetti
Stavansi ad assettar faretre ed archi.
  260Già Svaran cresce, e già soverchia, come
Torrente che trabocca, e i minor poggi
Schianta e travolve, e i maggior pesta e sfianca.
Ma s’attraversa Cucullin, qual monte[n 1]10
Di nembi arrestator: cozzano i venti
265Sulla fronte de’ pini, e i massi informi
La ripercossa grandine flagella:
Quello in sua possa radicato e fermo
Stassi, ed adombra la soggetta valle.
Tal Cucullino ombra faceasi, e schermo
270Ai figli d’Inisfela: a lui d’intorno
Di palpitanti eroi zampilla il sangue,
Come fonte da rupe: invan, ch’Erina
Cade pur d’ogni parte, e si dilegua
Siccome neve a caldo sol. — Compagni,
275Gruma gridò, Loclin conquista e vince:
Che più dunque pugnar, palustri canne
Contro il vento del cielo? al colle, al colle
Fuggiam, compagni: ed ei fuggissi il primo
Come cervo inseguito, e la sua lancia,
280Simile a raggio tremulo di luce,
Dietro traea. Pochi fuggir con Gruma,
Duce di picciol cor: gli altri pugnando
Caddero, e ’l Lena ricoprir coi corpi.
  Vede dall’alto del gemmato carro

  1. Simile, benchè in apparenza diversa, è la comparazione presso Omero di Polipete e Leonteo a due querce. V. Iliade, c. ii, v. 154.
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