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112 | vii - viaggio sentimentale di yorick |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu{{padleft:118|3|0]] in pace, perch’io voleva pure per quella notte dormire di buona voglia; e che domattina dopo la mia colazione avrei saldato il suo conto.
— Cred’Ella, monsieur — disse l’oste, — che, quando anche fossero venute venti ragazze, ne avrei fatto caso?
— La è una ventina piú del mio bisogno — diss’io.
— Purché — aggiunse l’oste — venissero di mattina.
— Che? la differenza dell’ora fa differente in Parigi anche il fallo?
— No — risposemi, — ma lo scandalo. —
Una buona distinzione mi va subito al cuore; né posso dire ch’io fossi pessimamente adirato contro a colui.
— Vedo — continuava l’oste — ch’egli è bene che un forestiero trovi come comperarsi de’ merletti, delle calzette, de’ manichini, et tout cela; onde, quando una giovine viene con una scatola — non v’è da ridire.
— Giuro — diss’io — che anche la fanciulla l’aveva la scatola; ma non vi guardai.
— Dunque, monsieur — disse l’oste — non ha fatto spesa?
— Di nulla di questo mondo[1] — risposi.
— Perch’io — disse l’oste — le raccomanderei, monsieur, una giovine che tratterebbe en conscience.
— Ma la vo’ vedere stasera — diss’io.
L’oste mi s’inchinò divotamente, e discese.
— Or sí — gridai — or sí ch’io trionferò di questo maitre d’hôtel. E poi? e poi gli farò vedere ch’io l’ho conosciuto per quel sozzo uomaccio ch’egli è. E poi? e poi... — Non poteva, a dir vero, farmi merito del mio zelo col prossimo, perch’io mi sentiva tócco troppo nel vivo; né la coscienza poteva sincerarmi che la mia vendetta derivasse dal risentimento generoso della virtú, e me ne vergognai prima di mandarla ad effetto.
- ↑ Il testo: «not one earthly thing», «non una terrena cosa»; modo che in Inglese comunemente significa «niente affatto»; ma, ricordandomi del bacio dato alla giovinetta, e de’ baci apostolici di Yorick, scevri d’ogni idea mondana, mi sono studiato che anche i lettori se ne ricordassero [F.].