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124 Delle Frascherie

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:124|3|0]]lo immantinente registrate in carta, & alla mia notitia trasmesse; mà non potrei dar loro traccia di Libello, nè condannarne l’Autore; perche non fece egli precorrere publicatione di Scrittura, che le sue offensive intentioni esponesse.

Eccovi la poesia di costui.

O
H più de’ Marmi adulation massicce,

  Sù Cortegiani carmi
  Dansi à l’infamie tue glorie posticce.
  Per poter dir: c’han faccia tosta i Marmi,
  Mille note scolpite
  Ti fan d’encomij un complimento horrendo:
  Oh menzogne impetrite,
  Il complimento in voi comple mentendo,
  Non di man, mà di passi
  Dovrian le Pietre esercitarti offitio,
  E dovresti al servitio
  Staffieri haver, non Segretari i Sassi.

Non v’è cosa più della Giustitia nemica, disse qui Rorazalfe, come oprar male, e voler esser commendato per buono. Il desiderio della Gloria, in chi non la merita, è un prurito da infermo ch’è sempre solito d’appetire quel che devono negargli i sani. Non così fece[1] Pescennio Negro, che volendo uno recitarli un Panegirico a sua lode tessuto, così disseli: scrivi


  1. Elio Spart.
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