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136 Delle Frascherie

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:136|3|0]]ponno esser quelli, che Cortegiani sono, cioè quei tali, che non essendo huomini da bene, paiono essere.

Essendo doppia l’eloquenza, una oratoria, una poetica, è certo, che difficilmente persuaderebbe, chi reputato fusse cattivo, e malamente saria persuaso un’Uditore, che attendesse buon consiglio da colui, in cui è sospetta la fraude. Il satirico deve ò parere, od esser mondo del delitto, che danna in altri, perche altrimente i Lettori rideriansi d’esso, come rise [1]Xenocrate, vedendo andar un Ladro al Patibolo: perche imaginò, che i maggiori ladri havessero dannato il minore.

La difficultà della satira si fà maggiore in questo secolo, in cui oltre la cresciuta gravità dello stile, e l’inserimento dell’eruditioni più folte, s’è trovata anche da’ buoni Poeti una più ingegnosa maniera nel Ridicolo, mediante le forme, gli equivoci, ne’ quali gli Antichi della nostra lingua non hebbero, nè talento, nè lume.

Non esclude la satira le lodi, quantunque di pochi, e parcamente: nè perdona talvolta le censure a lo stesso Autore, per farsi lecito l’avventarle in altrui: e la destrezza, che in tai requisiti è necessaria, le sue difficultà aumenta.

Richiede generalmente i sali, che più di qualunque altra cosa fanno risplender


  1. Plut.
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