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220 Delle Frascherie

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Per mostrar che ’l suo piè male hà di calli
  Muover non osa mai passo con fretta:
  E con ragion: perche le vie son calli.
Se piscia un’hora il Vetturin l’aspetta,
  Perch’a ragione di Diminutivo
  Tanto è un orina al fin, quanto un oretta.
Chi hà mal di pietra, è in orinar tardivo,
  Però tardi sen va; perch’avversaria
  Fassi ogni pietra al suo pedestre arrivo
E in ver di Pietre esperienza havaria,
  C’hor mi dona diaspro; hor far gli aggrada,
  Giàcinto in terra, e Calcedonia in aria
Non muove piè, ch’ad intopar non vada;
  Nè intoppa mai, che sdruccioli non faccia
  Nè fà sdruccioli mai, che non ne cada.
Non cade mai, ch’io sotto lui non giaccia
  Non giaccio sotto lui, ch’io non m’ammacchi:
  [1] E pur direi, mè il ver di falso hà faccia:
Pregoti, Apollo mio, che non ti stracchi,
  Che se ben volontier prestoti orecchi,
  Non mancherà frà noi lingua che gracchi.
Non basta nò, che nel cantar non pecchi,
  Mentre al mondo veggiam Turba d’alocchi
  Che per tutt’i Canton fiaccano i becchi.
Diratti alcuni, che i tuoi pensier son sciocchi;
  E daratti cagion, che in sen gli ficchi
  [2]Materia da coturni, e non da Socchi.


  1. Tass.
  2. Petr.
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