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Fascio Secondo. | 93 |
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Oceanum, quoties aliquid demoribus audent.
Qui curios simulant, & Bacchanalia vivunt.
Mostrò parimente impressi i motivi d’un furioso sdegno in quelle parole pur contra Roma.
[1]Et quando uberior vitiorum copia? quando
Maior avaritiae patuit sinus? Alea quando
Hos animos?
Ricevendo dunque la Satira più dallo sdegno, che altronde i suoi fondamenti, dirò hora, che questo genere nel suo scusabile, e necessario sregolamento è più di qualunque altro difficile; perché havendo, come disse Casaub.,[2] qualche affinità con le favole de’ Drammatici, vien anche ad esser nelle agitationi de gl’affetti, e nella varietà delle cose perplesso, e versatile, è però capace di più stili.
Quì errano à tutto Cielo alcuni moderni Poeti, che fissatisi singolarmente nella testura, ò d’una Canzonetta Lirica, o d’un Oda, detta da essi Pindarica, ò un puro Berniesco all’Antica, credono d’esser perfetti Maestri d’una poetica imitatione; nella guisa, che frà i Pittori, l’uno crede di dar buon’odore della sua Arte; perch’elegge nel campo della natura