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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Galiani, Ferdinando – Della moneta, 1915 – BEIC 1825718.djvu{{padleft:377|3|0]] almeno il viaggio, che, poco di poi, quasi a premiarsi della fatica durata, egli imprese per l’Italia[1]. Fu, per cosí dire, un viaggio trionfale. Non c’era cittá in cui il G. giungesse, dove non gli si facesse festa e onore, come a un giá celebre scrittore. A Roma Benedetto XIV, nell’udienza che gli accordò, gli discorreva con entusiasmo della Moneta e dei Componimenti in morte del boia Iannaccone[2]. A Firenze, la cittá delle accademie, il G. entrava subito a far parte della Crusca e della Colombaria[3]. A Torino il re Carlo Emanuele lo trattava da uomo giá consumato in questioni economiche e finanziarie[4]. A Milano la Moneta serviva al G. come biglietto d’entrata nella eletta societá letteraria dei Verri, dei Beccaria, dei Trivulzi e via discorrendo; societá di cui non faticò troppo a diventare il beniamino e che non lo dimenticò mai, come dimostrano i rapporti epistolari che conservò con lui fintanto che egli visse[5]. E, caso non troppo frequente pei libri italiani pubblicati in quell’ultimo secolo della nostra decadenza, la Moneta (non sappiamo se insieme col G., nel 1759, o qualche anno piú presto) valicò anche le Alpi e giunse a Parigi, ove l’abate Andrea Morellet, grande amatore e divulgatore di opere specialmente politico-economiche italiane (a lui si deve la versione francese delle Ricerche sullo stile e dei Delitti e pene del Beccaria), ne compiva una traduzione francese, della quale per altro non si sa se sia stata mai pubblicata[6]. E da Parigi infine l’opera penetrava, alcuni anni

  1. Su questo viaggio si veda Diodati, op. cit., pp. 14-18, e principalmente le lettere inedite scritte in quel tempo dal G. allo zio Celestino e al suo segretario Domenico Sgueglia, nonché un taccuino, che contiene gli appunti presi dal G. giorno per giorno durante il viaggio medesimo, conservati le une e l’altro nell’archivio galianeo, ora posseduto dalla Societá napoletana di storia patria (cfr. F. Nicolini, I mss. dell’ab. G. cit., p. 18).
  2. Si veda una lettera a Celestino Galiani, pubbl. dal Diodati, op. cit., p. 16. I Componimenti sono un opuscolo burlesco scritto dal G., in collaborazione col Carcani, e pubbl. nel 1749, per mettere in ridicolo l’avvocato Giannantonio Sergio. Cfr. Diodati, pp. 6-9.
  3. Diodati, p. 16.
  4. Si veda il cit. taccuino di viaggio.
  5. Ivi e cfr. le cit. lettere allo Sgueglia, nonché I mss. dell’ab. G. cit., p. 19 sgg.
  6. L’esistenza di codesta traduzione si apprende dal seguente brano di una lettera inedita del Morellet (1 maggio 1770: Soc. nap. di stor. patr., cod. segn. xxxi, A, 13, incart. 41), responsiva a una del G. che è andata dispersa: «Vous me donnez comme une raison qui aurati dû me detourner d’écrire contre vous, la conformitè de vos ‛Dialogues’ [i Dialogues sur le commerce des blés, contro i quali il Morellet aveva scritta una lunga confutazione, che venne pubblicata nel 1774] avec
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