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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu{{padleft:104|3|0]] senza crearne dei nuovi. La noia, il desiderio, il dolore aggraveranno eternamente il fardello della vita!... Questa città nel breve corso di un secolo si è estesa di oltre venti miglia in circonferenza. Le più belle, le più utili istituzioni furono qui favorite dalla ricchezza e dalla generosità de’ cittadini. Un migliaio di stabilimenti pubblici e privati si eressero come per incanto nell’ultimo decennio; le case di ospitalità, gli alberghi, i palazzi mobili possono dar ricetto a seicentomila forestieri: nondimeno, ecco venire un giorno in cui il concorso strabocchevole dimostra l’insufficienza dei provvedimenti umani, e i disordini rinascono, la confusione si rinnova, e da ogni parte sorgono grida di malcontento! Nel primo caffè di Milano, fornito di venti fornelli e servito da oltre quattrocento volonterosi, io veggo dei poveri diavoli che attendono da due ore la colazione!
— Tu hai sempre il tuo umor nero, amico Rousseau; — disse un giovane di circa venticinque anni, che portava sulla fronte il doppio distintivo della nobiltà[1].
— Convengo che il dipartimento Italia, e sopratutto la famiglia dell’Olona, han molto progredito nella civiltà in quest’ultimo decennio; ma rispetto agli altri dipartimenti di Europa, qui trovo ancora un barbarismo deplorabile. Il progresso, come tu dici, crea dei nuovi bisogni, e guai se ciò non avvenisse! l’uomo diverrebbe stazionario, ovvero camminerebbe retrogrado. Una invenzione, una scoperta qualunque, producendo nuovi bisogni, trae seco di conseguenza altre invenzioni ed altre scoperte — e così l’uomo procede gradatamente a quell’apice di perfezione, che è il fine supremo della vita. Guai allo sciagurato che si arresta a mezzo del cammino! Guai tre volte a
- ↑ Nobiltà ereditaria che si trasmette a quattro generazioni, e nobiltà acquisita o confermata da azioni benefiche.