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— E i figli più scarsi di numero...
— La vostra osservazione è profonda, ma non serve al caso mio — rispose il Gran Proposto alquanto turbato. — Iddio non ha voluto gratificarmi di una prole numerosa quanto la vostra. Ebbi una sola figlia, e tutti i miei affetti, tutte le mie speranze si concentrarono in essa. Voi la conoscete — mia figlia, che all’ultimo Concorso di Napoli[1] ha ottenuto il secondo premio di bellezza — una figlia amorosa, buona, che tutti i padri m’invidiano. — Voi sapete ancora che da molti anni ho perduto la moglie; che io non ho sulla terra altro bene, altro conforto ai vecchi giorni fuori della mia Fidelia...
— Se non m’inganno, la vostra Fidelia deve aver compiuto i diciannove anni... Ella è nata nel 1963, all’epoca in cui ebbi anch’io una figlia... una figlia che si chiamava Stella... no... mi inganno... Giacinta... o piuttosto Camelia... Questi tre nomi c’erano nella famiglia... e so di averli iscritti ne’ miei registri... Ah! voi siete un padre fortunato, signor Proposto... Avete potuto tenere presso di voi una figlia per diciannove anni, mentre a me, de’ miei dodici, non ne rimane più uno. Le mie ragazze, quale a sedici anni, quale a dodici, quale a dieci, se ne andarono al quinto cielo coi palloni a vapore; e quando
- ↑ Il Concorso di bellezza è una istituzione del ventesimo secolo, la quale ha per iscopo il miglioramento della specie umana. Tutte le giovani donne appartenenti alla Unione Europea, dai diciotto ai venticinque anni possono presentarsi ai Concorsi annuali, che hanno luogo nelle città più importanti dei singoli Dipartimenti. Una Commissione composta di cento matrone scelte dalle più illustri e rispettabili famiglie del Dipartimento, esamina e giudica le prerogative delle singole concorrenti, decretando premi per maggioranza di voti. Le ragazze premiate al Concorso sono le più ricercate da chi aspira alla vita coniugale. Questa istituzione ha raddoppiata nelle giovani donne del ventesimo secolo la cura della propria bellezza, assai meno osservata nei secoli addietro pel sotterfugio troppo comodo delle lunghe gonnelle e del crinolino.