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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu{{padleft:158|3|0]] sanova, che fino all’alba stava spiando i movimenti del suo legno dalla cupola maggiore.
Quella operazione si compiva in un lampo. Appena il Casanova fu a bordo della sua nave, questa prese a salire rapidamente in linea diretta, e scomparve tra le nuvole.
Durante quella giornata il nostro cavaliere di industria si tenne chiuso nella sua cabina. Verso mezzanotte fece chiamare quattro uomini di fiducia per concertare con essi il suo piano strategico.
— Io l’ho veduto — cominciò il Casanova — l’ho veduto ieri, di pieno giorno, sulla gabbia della torre centrale che dominava la sua macchina, mentre egli dirigeva le operazioni. Dippiù, l’ho udito parlare, onde io mi tengo sicuro di poter imitare perfettamente la sua voce e le sue inflessioni. L’Albani ha, presso a poco, la mia statura. La sua testa è enorme, la sua corporatura più sviluppata della mia; in una parola, quell’uomo mi va come un guanto. Oramai non mi resta che discendere un’ultima volta per spiare l’entità e la deposizione dei morto[1]; voi mi capite! È un’operazione delicata e difficile, per la quale si richiedono tutto il mio accorgimento e la mia potenza di volontà. Questa notte io mi lascierò cadere su Milano, e spero, se il diavolo mi assiste, scoprire nello spazio di due giorni quanto mi abbisogna. Ad ogni modo, io sarò di ritorno posdomani verso le nove e mezzo di notte. Verrò con una gondola; voi tenetevi pronti a discendere immediatamente, perocchè, nel caso nostro, la rapidità è la condizione più essenziale per ottenere il successo.
— Io non credo prudente — osservò uno dei quattro
- ↑ Gergo canagliesco che si spiega: il valore della somma il luogo dove fu depositata.