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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu{{padleft:200|3|0]] riesca a scoprire la verità e a porgermi i mezzi di una giustificazione più completa.
«E dopo questo, cittadini ladri, manutengoli, ecc. ecc., io rientro nella vita privata, ringraziando voi e la provvidenza, di avermi aperta, a svignarmela sano e salvo dal palazzo di Sorveglianza, una uscita abbastanza sicura, quale difficilmente vorrà offrirsi al mio successore.
«L’ex barone Torresani.»
Quella sera al teatro Scalvoni e Barbetta si rappresentava una grandiosa tragedia—ballo in venti atti e sessantotto quadri, intitolata la Caduta di un Gran Proposto, ossia il tremendo verdetto della Giustizia divina per opera d’uno specillo galvanico.
Verso le ore sette, una ondata di oltre cinquantamila spettatori irrompeva nel gran teatro popolare. La impazienza e la concitazione del pubblico si rivelava dagli atroci latrati dei binoccoli canini[1].
All’alzarsi del sipario, tutti i palchi erano stipati di spettatori. Solo il palco al numero sette di prima fila si vedeva coperto dal riparatore[2], ed era ovvio, il supporre che dietro quello si nascondeva la cinica figura dell’ex—capo di Sorveglianza.
- ↑ Ai binoccoli da teatro venne aggiunto un tubo stantuffo, dal quale, con leggiera pressione, si traggono dei suoni acutissimi, somiglianti al latrato del cane, al miagolìo del gatto, ed al fischio di una locomotiva a vapore.
Inutile dire a qual uso sia destinato questo istromento, la cui invenzione divenne una necessità dacché la vastità dei teatri, e più che altro, il frastuono delle musiche perpetrate dal Terzo Wagner rese impercettibili le disapprovazioni a bocca. - ↑ Piccolo velario che si abbassa sul palco di chi vuol assistere inosservato ad una rappresentazione. Si compone di una lamina sottilissima di metallo, sulla quale ordinariamente è dipinto un gran volto in caricatura. Nelle occhiaie lo spettatore nascosto appoggia ordinariamente il binoccolo.