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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Goethe - Werther, 1873, trad. Ceroni.djvu{{padleft:123|3|0]]pochezza, uno scontento interno di noi stessi, che sempre va collegato a certa invidia esulcerata da una stolta vanità? Noi vediamo gli altri felici, e il pensiero che la loro felicità non dipende da noi, ce la rende esosa.»[1]

  1. A questo voleva riuscire il Werther, al mal umore generato dalla gelosia. Ma allora le teorie e le ragioni generali più non reggooo, perchè la gelosia ha molti medici, ma nessun farmaco, ch’io sappia. E chi la vorrebbe muta, od anche solo disciplinata, non ha amato mai, se non forse diplomaticamente, o alla maniera di quegl’isolani del Mar Pacifico, che includono la moglie nei doni dell’ospitalità, e s’arricciano contro lo straniero che non aggradisce l’offerta. Può dirsi della gelosia quel che un Francese della prudenza degli innamorati: «Dites donc à deux amants d’être prudents: dès qu’ils le sont ils ne s’aiment plus.» — «Chi ama teme» dice la Stuarda dello Schiller, o un passo a ogni modo di quella tragedia, se ben rammento: e questa è la spiegazione migliore della gelosia, come n’è la sola giustificazione. Analizzarne le ragioni metafisiche, o gl’ingredienti, e se abbia sede in un muscolo, o in un apparecchio più che in un altro, finchè tanta parte dell’uomo rimane ine-
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